Aprile 2024
Solitudine: i punti di vista medico, sociale, narrativo.
Riflessioni di Cinzia Manicone
Riflessioni a partire dal webinar “Solitudine sociale: una malattia del futuro?”
Recentemente, la Federazione Cure Palliative ha proposto un webinar sulla solitudine. Gli organizzatori hanno coinvolto tre relatori che hanno esposto il tema da diversi punti di vista, ognuno in base al proprio sguardo professionale: medico/scientifico, media/social e narrativo.
Il primo relatore, il Prof. Stefano Cappa, ci esorta a riconoscere i soggetti che soffrono di qualche forma di solitudine per implementare delle soluzioni. Come volontaria di Hospice, il mio primo pensiero deve essere per quegli ospiti che sono privi o poco sostenuti dai familiari o anche in assenza di una rete sociale. In altri casi, anche se l’ospite è seguito da familiari, la paura di metterli in difficoltà crea delle barriere nel parlare di ciò che provano, e in questo caso il volontario, che non è personale medico, è visto come la persona con cui confidarsi. Seguendo le indicazioni dell’equipe o di altri volontari, abbiamo diversi metodi che si possono usare per alleviare la potenziale solitudine di un ospite, anche se solo per poco; gesti semplici, come cercare di occupare il loro tempo raccontandosi o parlando dei vari interessi, altri come il gioco di carte o guardare la tv insieme, disegnare/colorare o, quando possibile, una passeggiata in giardino. Nella bella stagione si può stare all’esterno, permettendo agli ospiti di consumare il pasto nel giardino accompagnati anche dal loro caregiver e/o familiare. Come impostazione, sono portata a riconoscere le solitudini o difficoltà anche dei familiari/caregiver. Quando cerco di esaudire i bisogni degli ospiti, il mio agire è rivolto al familiare. Qualche volta è sufficiente invitare il familiare a prendere un caffè o una tisana insieme, anche parlando del più e meno, se non delle loro preoccupazioni, per alleviare momentaneamente la solitudine che prova davanti al caro che lo sta lasciando.
Il secondo relatore, Matteo Asti, ci parla di quale aiuto può venire dai social per alleviare la solitudine, anche in ambito di cure palliative. Affermato che i social media ci hanno permesso di comunicare anche quando soli, il Dr. Asti ci conferma da studi svolti che gli anziani iniziano fortemente a usare i social media. Mi viene una riflessione. Sono in rete per cercare risposte al loro malessere o per giocare a carte, i miei genitori ultraottantenni sono in queste due categorie. Da volontaria con anni di esperienza e frequentatrice del mondo social, sto cercando di immaginare cosa possiamo fare all’interno di un Hospice con questi mezzi. Li vedo più come un mezzo per fare divulgazione che per portare sollievo a solitudini. Credo che molto dipenda dall’età media e dalle condizioni degli ospiti presenti in un dato periodo di tempo. Asti chiude la sua esposizione confermando che in rete si parla molto di morte, ci sono malati che postano sui vari media il loro percorso di cura, e questa affermazione ci porta al terzo relatore.
Jacopo Pozzi, nel suo cercare una soluzione al suo problema con la morte, ha creato dei podcast dove fa parlare 50 persone di varia estrazione sociale, di malattia, morte ed elaborazione del lutto. Ho trovato i suoi podcast un metodo geniale per raccontare il tema, e penso a quanti potenziali ascoltatori un podcast può avere. I podcast e webinar saranno il nostro futuro? Certo è che il numero di potenziali partecipanti è molto maggiore rispetto a serate in presenza, ma la presenza crea relazione. Per facilitare la partecipazione stiamo dunque rinunciando alla relazione? Non si può essere volontari senza ingaggiare relazioni.
In conclusione, non è facile far comprendere ai nostri familiari ed amici perché abbiamo scelto questo tipo di volontariato.
Qui il LINK AL WEBINAR
Cinzia Manicone