Febbraio 2024

Le volontarie Patrizia e Rosaria
raccontano la propria esperienza all'Hospice San Martino

Riportiamo, di seguito, le bellissime testimonianze di due volontarie, Patrizia e Rosaria, che attraverso le loro voci, sensazioni e riflessioni, ci raccontano cosa significa vivere in prima persona la realtà dell’Hospice San Martino.

L'esperienza di Patrizia

«L’Hospice è venuto a cercarmi.

Perché dico così? Perché per caso una sera sul banco di una chiesa ho trovato un depliant dell’Associazione Accanto nel quale si cercavano volontari.

Così mi sono ritrovata a fare il corso.

Non sono nuova a forme di volontariato: prima in una RSA a imboccare gli anziani (quando ancora era possibile farlo), poi in un CAV (Centro di aiuto alla vita), ma il desiderio di avvicinarmi a una struttura di “fine vita” era in fondo al mio cuore in attesa…

Sono l’ultima arrivata nel gruppo, ma mi sembra di esserci stata da sempre (grazie anche alla mia compagna di turno Ester che è una persona molto coinvolgente e attiva). Non mi sono ancora del tutto abituata a questi “passaggi” veloci ma, del resto, l’Hospice è ancora visto come una zona di “transito” veloce, di “fine vita” appunto.

Ho trovato un’immensa umanità: l’attenzione nella preparazione dei piatti (un semplice hamburger con carote può diventare una girandola colorata), la velocità con cui si corre al suono del campanello, una parola buona al momento giusto.

La cosa che mi ha piacevolmente sorpresa è che pensavo di trovare un ambiente angusto e triste, invece quando entri provi un senso di pace. Alcune degenti ti aspettano per una partita a carte o a domino, e ti fanno sentire bene perché alla fine il volontariato dà quasi di più a chi lo fa che a chi lo riceve.

Lì, vige il pensiero che chi soffre non va mai lasciato solo. L’amicizia, la compagnia, l’affetto sincero e solidale possono fare molto per rendere più sopportabile una condizione di sofferenza.

È importante per queste persone avere accanto qualcuno che fa compagnia, incoraggia e dà fiducia! Per questo il ruolo del volontario è fondamentale, perché noi, avendo poche incombenze di tipo “pratico”, possiamo dedicarci a “regalare” un po’ di svago a chi si sente annoiato o una parola ai parenti che magari vedono con piacere qualcuno che li “allontani” per un attimo dalla sofferenza, con un caffè che arriva proprio in quel momento in cui “può restare un po’ con mio marito che vado a sgranchirmi le gambe che ho la sciatica che mi perseguita…”.

Quando poi alla sera esco da quella porta, so di avere fatto qualcosa di buono: che balsamo per il cuore e per l’anima

Patrizia
Volontaria presso l’Hospice San Martino

L'esperienza di Rosaria

«Indosso la mascherina, varco la soglia dell’Hospice e mi lascio alle spalle pensieri, programmi e incastri vari.Mi faccio avvolgere da questa realtà ovattata, sospesa, senza fretta, dove non si corre, si cammina in punta di piedi.Pensare che neanche volevo fare la volontaria, un’amica mi ha suggerito di fare il corso, e dopo qualche perplessitàho accettato di partecipare più per formazione personale che per la finalità del medesimo.Sin da subito è stato coinvolgente per me, ripercorrere fasi e situazioni già vissute, il tutto approfondito alla luce di professionisti esperti e soprattutto umani e attenti alla persona.Fase dopo fase non è stato difficile arrivare alla fine del corso, cambiare prospettiva e aver voglia di provare l’ esperienza del volontarioin cure palliative.
Mai avrei immaginato di provare tanta emozione la prima volta che ho fatto il turno… Sarà che le novità mi incuriosiscono sempre, ma qui non si tratta di novità, anche se ogni volta che arrivi trovi ospiti nuovi, storie nuove.In hospice fai piccole cose, ti affacci alle camere, spesso trovi i parenti che assistono i loro cari, allora puoi fare un sorriso gentile (che non si vede dietro la mascherina) e chiedere semplicemente se gradiscono un the o qualcosa d’altro.In altre camere trovi chi è sopito dai farmaci o dorme e lo lasci al suo riposo.C’è anche chi sta meglio e apprezza un po’ di compagnia, un po’ conversazione per alleggerire le lunghe giornate.
C’è anche chi vuole stare solo con il proprio dolore e, dopo un breve saluto, lo lasci alla sua solitudine.

Questi sono solo alcuni degli scenari quotidiani.

Ogni volta quando inizio il turno ho un attimo in cui mi chiedo: “cosa posso fare oggi per rendermi utile?Poi ho capito che devo solo “guardare” e “ascoltare” con il cuore chi ho davanti e arriva l’ ispirazione.

Davanti mi trovo persone così vulnerabili e fragili, nella fase più delicata della vita in cui non servono grandi cose, ma piccoli gesti donati con tanta tenerezza, carezze per l’ anima provata da tanto dolore.

Così quando finisco il turno mi sento ricca, con il cuore pieno della tenerezza donata, ricambiata da quei “GRAZIE” sussurrati o quel pezzetto di vita che mi è stato condiviso. Piccole cose che hanno fatto diventare il turno settimanale in un appuntamento prioritario e irrinunciabile».

Rosaria
Volontaria presso l’Hospice San Martino