Ottobre 2025
Cure palliative: la dimensione sociale della nostra esistenza
Un contributo che riprende un intervento che Silvia Casale, assistente sociale, ha tenuto durante il corso volontari di Accanto ODV
di Silvia Casale
La nostra esistenza è SOCIALE, c’é una valenza collettiva del vivere dalla quale, anche volendo, non è possibile prescindere.
La nostra identità sociale è il frutto delle relazioni che instauriamo con gli altri e con il mondo; Sistemi e Ambienti nei quali viviamo, agiamo e scegliamo. Rivestiamo ruoli contemporanei che si intersecano, sovrappongono, evolvono e convivono. Ne facciamo esperienza concreta ma tendiamo a non mentalizzarla, enfatizziamo una narrazione individuale.
La malattia trasforma anche la nostra identità sociale, occuparsi esclusivamente della dimensione clinica è una distorsione/semplificazione dell’esperienza che le persone affrontano.
Sovente operiamo inconsciamente una sovrapposizione tra la nostra identità e le azioni che poniamo in essere; diviene quindi difficile quando non si è più in grado “di agire come prima” a causa di una malattia definire chi effettivamente siamo ed il significato dei legami nei quali siamo inseriti.
Eppure nella malattia la rete relazionale ha un valore determinante nei percorsi di accompagnamento; influenzando non solo la dimensione assistenziale (chi si prenderà cura di me?) ma anche quella esistenziale (chi mi starà accanto?). Possono rinsaldarsi e potenziarsi i legami presenti, divenire evidenti le assenze, inserirsi nuovi sistemi relazionali.
Sempre più in questi anni nelle biografie dei pazienti che incontriamo vi è una precarietà relazionale, l’assenza di soggetti di riferimento ed una solitudine di vita ben prima dell’insorgere della malattia e del peggioramento clinico.
Anche i nuclei familiari, nei quali il numero dei membri è in costante diminuzione, sono spesso isolati, poco inseriti in sistemi di appartenenza comunitaria che possano essere risorsa di supporto.
Questa condizione complessifica enormemente il percorso palliativo influendo sul soddisfacimento dei bisogni quotidiani e sull’individuazione dei setting di assistenza.
Le cure palliative divengono ancor più, in queste situazioni di vita, opportunità di incontro con nuovi soggetti che implementano e potenziano una rete di relazioni spesso limitata, aprendo ad una esperienza di vicinanza e presenza inattesa. L’obiettivo è trovare insieme un nuovo equilibrio per affrontare la condizione di malattia e prevenire un ulteriori sofferenza della persona.
Per questo motivo la figura dei volontari in cure palliative è determinante e preziosa.
Permette alle persone malate ed alle loro famiglie di sperimentare spazi di relazioni umane svincolati dall’operatività personale, alleviare solitudini, mantenere attiva una connessione con la quotidianità di vita permettendo che questa possa proseguire, farsi portavoce di informazioni ed istanze e fare a loro volta esperienza di una appartenenza ad una associazione.
Il valore sociale del volontario in cure palliative si manifesta non solo nell’attività volta a favore dei malati e dei familiari ma nella testimonianza e promozione che vi è un diritto alla non sofferenza, e che si può affrontare anche questa condizione non in solitudine.
L’augurio è che i partecipanti all’attuale corso volontari, a prescindere dalle scelte “operative” che faranno, condividano con le persone che sono loro vicine ciò che hanno sentito in queste serate perché questo diritto per essere esercitato deve essere in primis conosciuto.